sabato 14 settembre 2013

Possiamo ridere dei nostri eroi. O no?

ORIGINARIAMENTE PUBBLICATO SU FACEBOOK IL 13.09.2013

Nel 2008 avevo iniziato a scrivere un romanzo intitolato I quaderni di Azazel, dove introducevo per la prima volta il personaggio omonimo che qualche anno dopo è confluito come comprimario in Quando il diavolo ti accarezza. Era un urban fantasy altamente ironico in cui prendevo in giro (o perlomeno ci provavo) tutti i cliché dell'urban fantasy che avevo letto negli anni, ossia in sostanza letteratura americana.
Gli editori me lo bocciarono sistematicamente, spiegandomi che "facevo ironia su cose che il pubblico italiano non conosceva quasi per niente", e quindi non avrebbe capito le mie battute. Fosse vero o meno – in realtà non ho mai smesso di domandarmelo – abbandonai il libro a metà e da allora non l'ho più ripreso.
A più di cinque anni di distanza, l'urban fantasy americano è ovunque anche nella terra degli spaghetti: dai libri ai fumetti, dal cinema ai telefilm. Forse adesso – mi dico – il pubblico italiano le capirebbe, le scene ironiche e le prese in giro che avevo in mente ai tempi. Salvo poi sentirmi dire da più parti che "l'ironia nel fantasy non tira neanche un po'!" Guai a scrivere fantasy ironici, i ragazzi si incazzano, non ti leggono, vogliono cose serie, loro.
E volte, che per esperienza personale, ho l'impressione che sia vero…

venerdì 13 settembre 2013

Marchiato a fuoco: il mio primo incontro con Jim C. Hines


ORIGINARIAMENTE PUBBLICATO SU FACEBOOK IL 12.09.2013

La settimana scorsa mi capita per le mani un urban fantasy dell'anno passato, Libriomancer di Jim C. Hines. Non conosco l'autore, ma il concept del libro mi incuriosisce e inizio a leggere.
Rimango blastato.
La storia, in sé assolutamente classica, racconta le avventure di un mago-bibliotecario che ha il potere di tirare fuori gli oggetti dai libri (se a questo punto il vostro primo pensiero è "Ma non è un’idea nuova!! L’ho già vista qui, lì e anche là in fondo!!..." fatevi un favore e chiudete questo post).
Nel romanzo i libri, in virtù del loro essere "esperienza condivisa" (tantissime persone leggono tutte la stessa cosa) sono finestre sull'inconscio collettivo, da cui chi è dotato del potere giusto può trarre materializzazioni di pensieri diffusi. Il fondatore di questa setta di maghi è ovviamente Gutenberg, che si è inventato questo tipo di magia perché non era assolutamente capace di farne altri, e ha stampato e diffuso la Bibbia in modo da poterne tirare fuori il Santo Graal e diventare immortale.
Mi state seguendo ancora?
Quello che Hines ha scritto è forse il fantasy più nerd che mi sia mai capitato sotto gli occhi, e uno dei più ironici. E non è un urban fantasy che fa ironia sull'urban fantasy – cosa abbastanza normale – ma un urban fantasy che fa ironia sulla letteratura urban fantasy. E quindi su noi che la leggiamo. E su noi che la scriviamo.
Solo nelle prime cinquanta pagine ci sono più trovate di quante a me ne verrebbero in un anno. Ci sono non-umani che provengono dai romanzi e quindi sono plasmati dallinconscio collettivo, e i maghi si disperano perché i vampiri via via stanno smettendo di essere brutti mostri pieni di debolezze per diventare sexy supeheroes quasi inarrestabili, perché lacqua santa li lava, i crocefissi li fanno ridere e il sole anziché bruciarli li fa luccicare. Ci sono maghi che indossano trenchcoat pieni di tasche per tenerci tanti paperback, che si lanciano in battaglia con addosso gli scudi deflettenti di Dune e brandendo la spada laser di Obin Wan Kenobi, che guadagnano l'accesso a luoghi proibiti usando la Carta Psichica del Dottore (ma non sono mai riusciti a far funzionare un Cacciavite Sonico), che usano la pozione rimpicciolente di Alice per intrufolarsi in un edificio crollato a cavallo di un ragno. E non vi ho detto neanche un decimo di quel che c’è nel libro.
Per quanto mi riguarda, Hines è un genio. È uno che ha preso il genere, lo ha piegato su sé stesso ed è riuscito a farlo funzionare comunque, anzi persino meglio. Uno che si è letto tutto il leggibile nerd e ne ha fatto uno strepitoso gioco di citazioni. Uno che ha tirato fuori dalle pagine – letteralmente – i vampiri di Twilight e ha capito come trasformarli in una serissima minaccia planetaria. Vi rendete conto?
Dopo la lettura di Libriomancer io mi sono ritrovato sostanzialmente con due pensieri (entrambi alquanto scontati, ma tant'è). Primo: devo correre a leggere il secondo volume della serie, Codex Born. Secondo: il fantasy che produciamo in Italia, tutto il fantasy che produciamo in Italia, a partire da quello che produco io, è indietro anni luce.
Anni luce.