ORIGINARIAMENTE PUBBLICATO SU URBANFANTASY.HORROR.IT IL 26.10.2011
Nota: tre mesi dopo questo articolo è uscita l'edizione italiana del libro, come Erin Morgenstern, Il circo della notte, Rizzoli 2012
Nota: tre mesi dopo questo articolo è uscita l'edizione italiana del libro, come Erin Morgenstern, Il circo della notte, Rizzoli 2012
In tournée con due maghi e un Circo fatto di sogni
Si può apprezzare un libro in molti
modi. Ci sono i libri carini; ci sono i libri molto belli; e ci sono i libri
che ti fanno venire brividi anche quando ci ripensi. The Night Circus è un libro che fa venire i brividi.
Non sono imparziale verso questo
romanzo, lo dico subito per togliere ogni dubbio. Mi è piaciuto esageratamente,
forse anche al di là di quanto avrebbe dovuto (d’altro canto io vorrei che
qualunque libro leggo mi piacesse esageratamente, quindi questa per me è una
vittoria), e non so bene da dove partire a parlarne. Proviamo dalla trama, che
in sé è molto semplice: in principio abbiamo New York, l’anno 1873 e il mago
Prospero. Mago in entrambi i sensi della parola, quello del personaggio
shakespeariano di cui porta il nome e quello di illusionista da palcoscenico.
Un giorno gli viene consegnata – come un pacco – una bambina orfana di madre,
il più recente tra i suoi figli illegittimi: si chiama Celia, e in breve
dimostra di aver ereditato le doti soprannaturali del padre. E da qui ha inizio
tutto.
Tra Prospero e un altro mago, Alexander,
esiste una sfida che si protrae da secoli, un complicato gioco nel quale
ciascuno schiera un proprio apprendista contro un apprendista dell’altro e
rimane ad assistere, senza interferire, al duello di ingegno e magia che si
scatena. Prospero ha ora un’apprendista molto potente, una del suo stesso
sangue; Alexander raccoglie la sfida adottando un orfano di Londra, il giovane
Marco, e allevandolo nello studio dell’arcano. Il teatro scelto per la sfida è
un circo, Le Cirque des Rêves, appena
nato e diverso da ogni altro al mondo: arriva in città senza che nessuno se ne
accorga, e allo stesso modo scompare; apre i battenti solo dal tramonto
all’alba; e quel che succede tra le sue tende è talmente incredibile, talmente
meraviglioso da dare una sorta di assuefazione, e da generare un’intera
subcultura di ‘appassionati’, i rêveurs,
che si sforzano di seguirlo nei suoi spostamenti per il mondo. E su questo
insolito ring, armati solo di forza di volontà e immaginazione creativa, Celia
e Marco si incontrano senza conoscersi, si scontrano, costringono fantasia e
realtà a mescolarsi, alterano vite, avverano desideri, distruggono destini e –
inutile tenerlo nascosto – si innamorano.
Molte persone che conosco (e ne
conoscete anche voi) a questo punto diranno: “Ancora il circo misterioso?
Ancora la sfida tra maghi? Ancora la
storia d’amore??” Già, ancora. L’ennesima storia di questo tipo. Come la
Gioconda è l’ennesima faccia che sorride. Come la Cappella Sistina è l’ennesima
carrellata di scene della Bibbia.
A questo punto vorrei poter dire
qualcosa di intelligente sul libro, un qualche commento very smart che faccia venir voglia a tutti di leggerlo. Ma non ci
riesco. Questo è un romanzo che è inutile tentare di analizzare razionalmente.
Tutto quel che sono riuscito a fare io, in mezzo alle sue pagine, è stato
mollare qualunque giudizio e lasciarmi intossicare
dalla storia.
Perché The Night Circus è meraviglia pura, è oppio per la mente. È un
libro che non va letto: va inalato.
Non solo per il magnifico setting
vittoriano (sì, anch’io sono uno di quelli che girerebbero sempre col cappello
a cilindro); non solo per i personaggi (e ce ne sono tanti, la storia è molto
più corale di quanto non emerga dal mio riassuntino); non solo per i complessi
piani temporali, che intrecciano presente, futuro e ‘tempo eterno’; non solo
per la magia dei protagonisti, che pure riesce a scolpire con il fuoco, a far
germogliare il ghiaccio, a chiudere un racconto in una bottiglia, a far
navigare vascelli di carta stampata su oceani di inchiostro. Per tutte queste
cose insieme e, più di ogni altra, per il Circo stesso. Un intero universo
bianco e nero – gli unici due colori permessi al suo interno, sulle cose come
sulle persone – dove ogni minimo dettaglio è una sfida all’immaginazione e il
tempo è scandito da un gigantesco orologio in perenne metamorfosi. Che, beffa estrema,
non è opera di magia ma di puro ingegno umano.
In mezzo a tutto questo, non pensiate
che The Night Circus sia un fiaba per
bambini fatta di zucchero filato. Una fiaba lo è senz’altro, e
intenzionalmente, ma non potrebbe essere meno infantile di così. Sullo sfondo
non cessano mai di aleggiare le ombre immense, tenebrose dei due padroni di
Celia e Marco, e gli stessi protagonisti non attraversano la storia con mani
immacolate. È un libro che parla di amori adulti, di tradimenti adulti, della
responsabilità di usare ai propri fini le vite degli altri, e del dover
affrontare – e sconfiggere – un destino che non sempre ci si è scelti da soli.
Concludo, come sempre, con qualche dato
tecnico. L’autrice, Erin Morgenstern, è un’esordiente (e io stento a crederci,
tanto è matura questa sua prima opera), fa l’illustratrice e vive a Salem, dove
evidentemente l’aria è ancora intrisa di stregoneria. Il romanzo, uscito
quest’anno, è pubblicato nell’edizione americana da Doubleday e in quella
britannica da Harvill Secker. I diritti cinematografici sono stati acquistati
ancor prima che il libro andasse in stampa, ma, come ha saggiamente commentato
Francesco Dimitri parlandone con me, è impossibile fare di questo libro un
film. O meglio, è perfettamente possibile, ma la sua potenza narrativa, la sua
meraviglia oppiacea e ipnotizzante sono intrasferibili fuori da una pagina
scritta. The Night Circus è un
romanzo nel senso più completo del termine. E di romanzi come questo, oggi, c’è
più bisogno che mai.
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