ATTENZIONE: POST AD ALTO CONTENUTO RELIGIOSO
NON DITE CHE NON VI HO AVVERTITO

E mi ha ricordato, con un’intensità quasi violenta, che disperato bisogno abbia il mondo odierno di una religiosità evoluta. Non parlo di spiritualità, che è sostanzialmente un fenomeno individuale: parlo proprio di senso religioso.
Credo ci siano state poche epoche nella storia in cui l’essere religiosi in Occidente abbia avuto una pubblicità peggiore che oggi, e la colpa è in ottima parte dei religiosi stessi. Quando qualcosa di inerente alla religione raggiunge gli onori della cronaca (virtuale e non), tre volte su quattro è perché ha a che fare con violenze fisiche o psicologiche, stragi e barbarie, violazioni delle leggi civili, loschi movimenti di denaro o posizioni francamente assurde per qualunque mente adulta e pensante.
Attenzione, non ce l’ho con nessuna religione in particolare. Se ci pensate un attimo, vedrete che il discorso si applica tristemente a parecchie.
Le persone di scienza – uso la definizione nel senso più ampio possibile – in questo momento sono terrorizzate come non mai dalla religione, e si precipitano a intervenire in qualunque discorso le sfiori anche solo latamente per far presente che quelle dei religiosi sono tutte solenni stronzate, figlie dell’ignoranza dei millenni passati e ampiamente spazzate via dal sapere di oggi. Dietro c’è una paura ben precisa: quella che, se “la religione prendesse il potere”, sarebbe la fine di tutto. Si fermerebbe la ricerca, andrebbero al rogo le università, si tornerebbe all’oscurantismo più nero dei secoli bui e tutti ricomincerebbero a credere che l’universo sia governato da uno o più enormi uomini invisibili che vivono sopra le nuvole.
Vi sembra un’esagerazione?
Vi sembra un’esagerazione?
Rifletteteci.
Sull’ipotetico fronte opposto della barricata, ascoltare i teorici del creazionismo o gli avversari della medicina che sostengono la superiorità terapeutica della preghiera mette un certo senso di freddo alle dita. E lasciamo pure da parte i ragionamenti con cui vengono portate avanti queste discussioni, perché da sempre l’imbecillità e l’arroganza sono piante che crescono bene in tutti gli orti, siano religiosi, fondamentalisti, atei, agnostici o quant’altro.

Ora, non mi sto rivolgendo ai razionalisti di qualsivoglia genere (non ho alcun diritto di parlare per loro, e quando provo a parlare con loro in genere non mi ascoltano): mi sto rivolgendo alle persone di fede, ai religiosi, “categoria” a cui appartengo anch’io. La religione oggi ha un bisogno estremo di evolvere, di crescere alla stessa maniera in cui è cresciuto il nostro mondo mentale. Quella pressione evolutiva che la realtà impone agli esseri viventi, se vogliono sopravvivere e prosperare, la impone anche al nostro rapporto con il trascendente.
Il punto è che non c’è alcun bisogno che la fede contraddica la ragione e la sensatezza. Se dobbiamo pensare a Dio, o ai tanti Dèi, sul serio non riusciamo a figurarci nulla di diverso dal Grande Uomo Invisibile che passa il suo tempo a tenere registro delle nostre azioni trascrivendole su griglie morali in continuo cambiamento a seconda dei luoghi e delle epoche? A me sembra assurdo, dolorosamente assurdo essere qui a fare discorsi del genere nel 2016, eppure sono consapevole che ce n’è bisogno. Al solito, non è che se lo dico io cambia qualcosa, ma a volte è troppo dura tenersi la lingua tra i denti.
Amici miei, ragionevoli fratelli, siamo nel Ventunesimo secolo: abbiamo la meccanica quantistica, la teoria delle Stringhe, la storia evolutiva della vita sulla Terra, la cosmologia scientifica e la fisica delle particelle. Non si può fare come se tutto questo non ci fosse. Semplicemente non si può.
E, quel che è più importante, non si deve.
Vi sta parlando una persona che non solo cerca un rapporto con il Divino nella sua vita, ma che parla con gli Spiriti e usa la magia. Una persona che, diciamocelo, i razionalisti non inviterebbero a bere una birra.
Vi sta parlando una persona che non solo cerca un rapporto con il Divino nella sua vita, ma che parla con gli Spiriti e usa la magia. Una persona che, diciamocelo, i razionalisti non inviterebbero a bere una birra.
Ma è la stessa persona che vi ripeterà fino alla nausea che le conquiste della nostra ragione umana sono reali, solide, concrete (e anche piuttosto fiche). Che il Divino e i quark non sono mutualmente esclusivi, anzi è davvero ridicolo pensare che possano esserlo. Che concetti come il creazionismo sono, molto francamente, un insulto al nostro raziocinio. Che irrazionale e irragionevole non sono sinonimi e non lo sono mai stati, non più di quanto lo siano impossibile e improbabile. Che, nei casi estremi, la fede nei miracoli è qualcosa di completamente diverso dal rifiuto di accettare le basilari, comprovate regole dell’universo.
Dove sta Dio (o i tanti Dèi) in mezzo a tutto questo è una domanda a cui ciascuno deve darsi una risposta da solo. Vale la pena ricordarsi, peraltro, che non c’è nessun bisogno di essere religiosi: si può vivere benissimo – e pure rimanere dignitosi esemplari di essere umano – senza dover credere in alcunché di divino o di trascendente. Ma, se decidete di essere persone religiose, cazzo, fatelo bene!
Io, nel mio piccolo, la mia risposta la inseguo ogni giorno, e mica sempre la raggiungo. Ma quando sento di averla tanto vicina da poterla quasi toccare, ecco, allora per me il Divino nuota nella schiuma dello spaziotempo quantistico e prende il sole alla luce dei quasar. È nel visitare un museo di storia naturale e sentir male in gola davanti alle ossa degli animali estinti dall’uomo, e aver voglia di piangere e chiedere scusa. È nel guardare un modello animato della nostra galassia e pensare che è così bella che non riesci a staccare gli occhi. È nell’ascoltare una canzone e pensare che qualcuno se l’è sentita suonare dentro e l’ha composta sulla carta, eppure ogni suo singolo suono è descrivibile matematicamente, perché la musica è pura matematica istintiva. È nel ricordarmi che i meccanismi che trascinano nel cosmo quel granello di polvere che chiamiamo casa sono gli stessi implacabili, infallibili, commoventi meccanismi che animano le cellule nervose del mio cervello e mi permettono di dire “Io sono”.
Quando sono in buona, gli scienziati oggi amano dire che più scopriamo e più ci rendiamo conto che per ora abbiamo capito ben poco di tutto quel che c’è là fuori. La Musica delle Sfere di Pitagora non è stata inghiottita dal progresso, tutto il contrario: la suonano le particelle subatomiche, la rotazione delle galassie, la vibrazione delle superstringhe. E chissà cos’altro.
La Musica non tace: cresce.
Quando sono in buona, gli scienziati oggi amano dire che più scopriamo e più ci rendiamo conto che per ora abbiamo capito ben poco di tutto quel che c’è là fuori. La Musica delle Sfere di Pitagora non è stata inghiottita dal progresso, tutto il contrario: la suonano le particelle subatomiche, la rotazione delle galassie, la vibrazione delle superstringhe. E chissà cos’altro.
La Musica non tace: cresce.
Diventa grande.
Sempre più grande.