È molto probabile che gli dèi e le dee della morte siano tra le prime divinità concepite dalla razza umana. Ma tranquilli, non intendo mettermi a farne l’elenco, perché faremmo l’anno prossimo e perché, se l’argomento vi incuriosisce, trovate facilmente tutte le informazioni di base on line.
Quel che mi interessa, invece, è attirare la vostra attenzione su una particolare categoria di divinità della morte: quelle deputate al trapasso. Non i sovrani del regno dei morti, ma i loro inservienti, gli dèi portinai dell’aldilà e collettori d’anime, che spesso erano identificati con la personificazione della morte stessa (il nome tecnico per queste figure – che forse già conoscete – è psicopompi, che in greco significa semplicemente “guide delle anime” ma che, diciamocelo, a noi oggi fa parecchio ridere...)
Thanatos e Hypnos su un famoso vaso conservato al Louvre |
Il vever (rappresentazione
simbolica) di papa Ghede,
dai connotati abbastanza
inequivocabili
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E questo – mooolto sommariamente – è il passato (per quanto il Vudu sia una religione viva, anche se forse ancora per poco...)
Ma il presente? Ho già parlato più volte della propensione del paganesimo contemporaneo e della nostra epoca in generale a dare vita a nuovi dèi, adattati al tempo presente. Sul fronte delle divinità della morte, che cosa offre il menù?
Nel folclore bretone lo Spirito della Morte è l'Ankou,
che ha palesemente i tratti del Tristo Mietitore
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Per farla breve l’icona del Tristo Mietitore ebbe un gran successo – gli esperti di marketing di oggi avrebbero applaudito – e comiciò a sbucare ovunque: si inventò un modello pittorico nuovo, le Danze Macabre, apposta per mettercelo come protagonista, fu messo in musica nella ballate, finì tra le carte dei Tarocchi e si conquistò un posto eterno nelle storielle popolari, e tutto questo ben prima di apparire in un celeberrimo film di Ingmar Bergman, di risorgere in Messico come la Santa Muerte o di diventare uno dei personaggi più amati del Mondo Disco di Terry Pratchett.
Danza Macabra nell'Oratorio dei Disciplinati di Clusone |
E veniamo quindi alla religiosità pagana odierna, dove gli dèi della morte... non ci sono.
Non sto scherzando. Vi basterà una breve ricerca per rendevi conto che nel paganesimo contemporaneo pochi argomenti sono trascurati quanto quello del trapasso. Considerate anche solo che la più diffusa religione pagana moderna, la Wicca, non ha un cerimoniale funebre. Chiaro che, fintanto che si parla di forme di religiosità volutamente prive di una struttura centralizzata o del concetto stesso di ortodossia, nessuno pretende che esistano liturgie diffuse e accettate ovunque. Ciononostante molti rituali sono praticati dagli wiccani di tutto il mondo o quasi e, pur in tutte le loro varianti, sono sempre riconoscibili. In mezzo a tutto ciò, non c’è nulla che somigli a una ritualità diffusa della morte: ogni singolo gruppo di fedeli la gestisce a modo suo, attuando le cerimone che gli sembrano più appropriate (di solito incentrate sul concetto pagano di morte e rinascita, in una forma o in un’altra) e soprattutto invocando gli dèi che preferisce, rigorosamente scelti tra quelli degli antichi pantheon.
Anubi superstar |
1) hanno pochissima voglia di pensare al trapasso
2) di fatto non hanno attualizzato in alcun modo gli dèi della morte
Perché?
Io un’idea ce l’ho. Pensate ancora una volta al “solito” Tristo Mietitore: la sua icona è nata in un momento storico ben preciso, che ha coinciso con un cambiamento vasto e radicale dell’idea stessa di morte. Dalle morie immense, improvvise, inarrestabili del basso medioevo è sorta l’idea della Morte falciatrice d’uomini, dello scheletro incappucciato sterminatiore di moltitudini.
Il mio punto è che l’immagine della Morte personificata – e per traslato l’idea delle figure divine associate alla morte – cambia solo quando a cambiare è il concetto di morte all’interno di una data società. E l’idea sociale della morte è certamente molto cambiata rispetto anche solo a pochi secoli fa, in una direzione ben precisa: la rimozione.
Il mio punto è che l’immagine della Morte personificata – e per traslato l’idea delle figure divine associate alla morte – cambia solo quando a cambiare è il concetto di morte all’interno di una data società. E l’idea sociale della morte è certamente molto cambiata rispetto anche solo a pochi secoli fa, in una direzione ben precisa: la rimozione.
Death di Gaiman, una Morte
moderna
e tutt'altro che spaventosa
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In sintesi – perché siamo in chiusura e vi ho già annoiato abbastanza – è mia convinzione che la mentalità pagana contemporanea, pur tanto pronta a plasmare nuove divinità o a fare restyling a quelle un po’ demodé, non abbia creato nuovi dèi della morte perché la declinazione moderna del concetto di decesso gliene ha già consegnato uno perfetto per la nostra epoca: il Dio Assente (il cui posto di lavoro, quando proprio ce n’è bisogno, può tranquillamente essere occupato da qualche vecchio collega con millenni di esperienza).
Non so a voi, ma a me la cosa dà da pensare. E non poco.
* A voler essere pignoli, in Grecia il ruolo di psicopompo ce lo aveva anche il dio Ermes, che però non era specificamente una divinità della morte e quindi esula dal mio argomento
* A voler essere pignoli, in Grecia il ruolo di psicopompo ce lo aveva anche il dio Ermes, che però non era specificamente una divinità della morte e quindi esula dal mio argomento
** A questo proposito, se vi va, date un occhio a Indagine sull'orco di Tommaso Braccini, che ne vale la pena
Ecco un argomento che mi affascina assai :D
RispondiEliminaLa rimozione della morte, che mi stupisce tocchi anche i neopagani, è un fenomeno che dà molto da pensare anche a me. Soprattutto perché è un fenomeno veramente recente. Tu lo associ alle migliorate condizioni mediche e di vita, ed è una giusta analisi, ma se andiamo a guardare al passato il benessere in cui ci crogioliamo tanto da dimenticare la morte è relativamente giovane.
I nostri nonni hanno vissuto la guerra, i nostri genitori, a seconda del luogo in questo vasto e variegato Occidente in cui sono nati, hanno vissuto il terrorismo interno o la dittatura, è giusto la nostra generazione che non ha vissuto niente del genere.
Mi verrebbe da dire che l'assenza di un rapporto quotidiano con la morte, o col rischio della morte, può datare non più in là della fine degli anni '70, eppure oggi tutti, giovani e vecchi, vivono come se la morte fosse uno spiacevole incidente di percorso. Perché?
Personalmente credo che più del benessere ha fatto il mito del benessere. Il boom economico e del welfare, lo sviluppo vertiginoso della medicina e delle tecnologie in senso lato, sono state accompagnate da promesse se non di eternità, quasi. Quindi tutti, anche molti che hanno vissuto i tempi in cui lo spettro della morte era una presenza quotidiana o quasi, oggi lo recludono in un angolo della mente perché altrimenti non potrebbero credere con sufficiente forza al mito recente dell'immortalità in questo mondo, e dell'eterna giovinezza.
Una cosa interessante, che credo possa correlarsi a questa rimozione collettiva e forse ne testimonia la potenza, è che nonostante oggi esista un equivalente delle epidemie medievali che spaventa tutti, il cancro, comunque la società continua a rimuovere la morte.
La generazione dei nostri genitori sta seppellendo un sacco di amici e famigliari uccisi dal cancro e anche noi dovremo seppellirne un po', eppure la paura nei confronti di questi "assassino silenzioso" non sta portando a riesumare l'immagine e la dimensione spirituale della morte ma sta portando, piuttosto, a una fede smisurata, quasi fideistica, verso le medicine alternative e verso i "medici" che promettono la guarigione miracolosa dal male (e che sembrano in tutto e per tutto moderni santoni)
Non so come, questo post mi era sfuggito. Mi ha dato l'idea per l'ennesimo libro (tranquillo: probabilmente, al pari degli altri, non lo terminerò e non lo pubblicherò). Nel caso improbabile in cui veda la luce, sarai il primo tra i ringraziamenti :)
RispondiEliminaGiordana