ORIGINARIAMENTE PUBBLICATO SU FACEBOOK IL 09.12.2013
È più di un mese che non posto nulla, un po' perché non ho tempo e un po' perché non ho granché da dire. Qualche giorno fa però mi è capitata una cosa che mi ha portato a riflette sulla mia abitudine di riferirmi al mondo dell'editoria italiana come all'"acquario".
Chi lo conosce sa bene che a conti fatti è un ambiente piccolo e, come in un acquario, i pesci sono relativamente pochi, girano avanti e indietro in uno spazio ristretto, si incontrano in continuazione e, se non si conoscono proprio tutti l'un con l'altro, non sono mai a più di una singola persona di distanza da chiunque altro. (Se poi dall'ambiente editoriale tout court ci si sposta in specifico all'ambiente del fantastico lo spazio si fa ancor più stretto. Quasi claustrofobico.)
Ora, venerdì scorso sono uscito con una persona di cui non farò il nome (se mi leggi, ciao! ) e abbiamo passato una divertentissima serata in cui, tra le altre cose, ho appreso tutta una serie di dettagli imbarazzanti sulla vita privata di vari colleghi. Non che non ne conoscessi già parecchi, anche se questi erano particolarmente ridicoli e compromettenti, ma il punto è proprio questo: ne conosco già molti, e quasi ogni volta che chiacchiero per più di dieci minuti con qualcuno dell'acquario ne saltano fuori di nuovi.
Il che mi porta inevitabilmente a domandarmi: e di me cosa dicono, quando non sono presente? O meglio ancora: se io conosco tutti questi dettagli privati di altra gente che certo si meraviglierebbe di scoprire che io li conosco, quanta gente sa di me cose che io non crederei mai fossero uscite dalla cerchia degli amici più stretti, o peggio dalle quattro mura di un edificio?
La faccenda si sgonfia abbastanza se si considera che io non ho granché da offrire in termini di scheletri nell'armadio degni di venir descritti a sussurri ai tavoli di un pub, ma la mia istanza permane. E mi fa riflettere sul fatto che in effetti in un acquario i pesci ci stanno per essere guardati, che se ne rendano conto o meno. Anche quando si stanno facendo soltanto i pesciosi affaracci loro.
Il risultato è che io, che di base non sono una
persona paranoica, certe volte lo divento. E non solo se penso all'acquario
editoriale: anche senza fare logori discorsi sulla privacy nel nostro mondo, ci
sono acquari ben più grossi in cui nuotiamo tutti quanti...
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