ORIGINARIAMENTE PUBBLICATO SU FACEBOOK IL 18.11.2014
Periodo di riflessioni e valutazioni nella mia
scatola cranica. E' passato da poco Halloween, quindi per me questi sono i
primi giorni dell'anno nuovo: si vagliano tante cose del presente e del passato
e si ragiona su cosa farne. Ora, per una serie di curiose coincidenze, la prima
riflessione che sono riuscito a portare a termine è del tipo che può servire
condividere qui.
Punto di partenza: io detesto e ho sempre detestato
dare pareri sui libri altrui. Più di tutto nel campo del fantastico.
In passato ho fatto per anni valutazione manoscritti
per le case editrici (ora ho smesso), ma quello è un settore diverso: lì si
tratta di piazzare un voto su caratteristiche relativamente facili da stimare
come originalità, vendibilità o pura e semplice conoscenza della lingua
italiana da parte dell'autore. Insomma, non il genere di cose su cui ti
chiedono un parere "perché sei uno scrittore".
Ma di questi ultimi pareri, se sei visto come uno
scrittore (non è implicitamente necessario che tu lo sia davvero), te ne
vengono chiesti, e non pochi. Da amici e conoscenti come da quasi sconosciuti,
da colleghi già pluripubblicati come da autori di manoscritti del cassetto.
E non vogliono pareri da "semplice
lettore" (qualunque cosa questo significhi): vogliono giudizi tecnici,
obiettivi, puntuali, razionalmente inconfutabili. Quei pareri, positivi o
negativi, da cui impari il mestiere e che ti aiutano a migliorare come
scrittore. Quei pareri che solo l'occhio attento di un esperto professionista
della parola scritta può dare.
Io quell'occhio non ce l'ho.
Non me ne vanto e non me ne rammarico: è un semplice
dato di fatto. Non mi sono mai fregiato del titolo di esperto di scrittura e lo
respingo se qualcuno tenta di forzarmelo addosso (c'è pure gente che si è
incazzata per questa mia reazione: prendetela come preferite, se la dovete
prendere in qualche modo). Per questo ho passato anni a tergiversare o a
cercare soluzioni di compromesso quando mi sono trovato in questa situazione,
ossia più spesso di quanto avrei voluto.
Adesso tenterò una via diversa.
Non venite a cercare da me pareri tecnico-scrittori
su alcunché. Cercateli nei blog di scrittura, nei manuali appositi, nei corsi
che insegnano le tecniche più avanzate e sofisticate che si siamo viste sulla
faccia del pianeta. Cercateli dove volete, ma non chiedeteli a me: non sto
facendo il prezioso, è solo che non ho la competenza per darveli.
A me, in tutta onestà, potete chiedere solo due
cose: o un parere che si basi sui miei gusti personali di lettore (che
ovviamente valgono quanto quelli di chiunque altro) oppure, se non sono i miei
gusti a interessarvi, posso darvi un parere basato sulla mia intuizione
artistica.
Se vi sembra presuntuoso da parte mia, siete liberi
di pensarlo. Nessuno è costretto a riconoscermi il possesso di tale intuizione,
o la qualifica di "artista", o entrambe le cose. Queste cose
potrebbero anche non esistered del tutto. Per me restiamo amici come prima.
Per parte mia, io la mia intuizione artistica la uso
spesso, e so per esperienza quali sono i suoi punti di forza e quali i suoi
limiti. Non è misurabile, non è razionalizzabile e non si basa su alcun
parametro che possa essere automaticamente condiviso da tutti, quindi non la
posso "vendere" come si può fare con una valutazione tecnica, né ho mai
avuto la minima intenzione di farlo.
Ma se vi rivolgete a me, e se ho tempo e modo di
fare qualcosa per voi, la mia intuizione artistica è l'unica cosa che io vi
posso offrire.
Sul serio.
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