ORIGINARIAMENTE PUBBLICATO SU FACEBOOK IL 04.11.2014
Uscito finalmente dal coma post-Lucca –
una sola notte di sonno non basta... – posso parlare di una cosa di cui
aspettavo di poter parlare da mesi: da qualche giorno trovate in libreria Più Nero della Notte (Asengard), edizione italiana di Something More Than Night di Ian Tregillis.
Sì, l'ho tradotto io.
No, la casa editrice non mi paga per
fargli pubblicità. Nemmeno con un caffè.
Sapete com'è, per una traduzione ti pagano prima che il libro esca, e che venda o no.
A questo libro faccio pubblicità perché è un bel libro.
Un libro bizzarro, inaspettato,
spiazzante, di quelli che in Italia – vista l'aria che tira – arrivano sempre
più di rado. Di cosa tratta lo potete leggere on line. Che cos'è non è una
domanda altrettanto facile a cui rispondere.
E' un urban fantasy, che parla di angeli
fatti in parte di teologia e in parte di meccanica quantistica, che possono
viaggiare nel tempo e nello spazio attraverso i ricordi umani e che usano le
acquasantiere come posaceneri.
E' un romanzo di fantascienza perché
racconta di una Terra del futuro, un futuro non lontano in cui una guerra ha
riempito i cieli di detriti infuocati e disintegrato l’ecologia planetaria, ma il
cui vero motivo non è mai stato pronunciato da alcuna bocca sulla faccia della
Terra.
E' la storia di un angelo caduto (che non si innamora, tranquilli), che cadendo ha fatto la sua fortuna, e di una donna
mortale che invece ascende al Cielo e scopre che non esiste sfiga peggiore
nell'universo.
E' un noir che più classico non si può,
se non fosse che gli sbirri hanno braccia velenose e occhi al mercurio, i
localini lerci si trovano ai confini del Paradiso e le pupe se ne vanno in giro
con quattro facce maneggiando spadoni fiammeggianti capaci di tagliare in due
una molecola.
E' una meta-storia che ci mostra una
mitologia moderna da una prospettiva completamente nuova, e la trasforma in un
paradigma universale.
Ed è un libro che farà (adorabilmente)
incazzare gli adepti dei manuali di scrittura, perché se ne fotte dello show
don't tell, delle sovrabbondanze, nelle ripetizioni, e annega ogni possibile
protesta in un oceano di concettualismo barocco più denso di una colata lavica
di crème caramel.
Non vi posso garantire che vi piacerà,
nemmeno lontanamente. Ma vi posso garantire che non vi sembrerà uguale a
nient’altro che avete letto.
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