ORIGINARIAMENTE PUBBLICATO SU FACEBOOK IL 28.10.2014
Nei mesi passati ho visto – più o meno di sfuggita
– le varie discussioni sul fatto che il personaggio nel telefilm non avrebbe
fumato, i rant contro la fedeltà al modello, i dubbi dei fan, le mille ipotesi.
Per mio conto (e da non lettore del fumetto, è onesto dirlo) l'unica cosa che
mi veniva da domandarmi era: come accidenti faranno a proporre oggi un'icona
urban fantasy (anche se all'epoca la chiamavano horror) degli anni Novanta?
Come pensano di presentare un personaggio del genere al pubblico del 2014 dopo
la Hamilton, dopo Harry Dresden, dopo Supernatural e non farlo sembrare una
copia di qualcosa di già visto tante, troppe?
E il telefilm mi ha risposto con chiarezza disarmante: partendo esattamente da dove avevamo lasciato.
Il pilot non perde un solo fottuto secondo a spiegare quel che non serve spiegare. Niente tirate sugli angeli, sui demoni, sul Cielo e l'Inferno, sul mondo nascosto, sull'ignoranza degli esseri umani comuni: è dato tutto per scontato. Quasi si sente il rumore dei pensieri degli autori: il pubblico di un telefilm come questo lo sa come si comportano gli angeli postmoderni. Lo sa cosa fanno i maghi con addosso il trench. Lo sa come si tratta coi demoni.
I personaggi di una storia di questo tipo – che più classica non si potrebbe – ormai possono persino auto-citarsi, prendersi per il culo da soli per come si vestono, ironizzare sui sigilli magici copiati da internet.
Che il risultato finale sia buono o meno, questa presa di consapevolezza merita da sola una standing ovation.
Aggiungete un po' di ironia da UF all’americana piazzata (quasi) sempre al momento giusto e un attore protagonista insolitamente espressivo, e capirete perché, contro le mie stesse aspettative, il pilot di Constantine mi ha fatto alzare il pollice.
E il telefilm mi ha risposto con chiarezza disarmante: partendo esattamente da dove avevamo lasciato.
Il pilot non perde un solo fottuto secondo a spiegare quel che non serve spiegare. Niente tirate sugli angeli, sui demoni, sul Cielo e l'Inferno, sul mondo nascosto, sull'ignoranza degli esseri umani comuni: è dato tutto per scontato. Quasi si sente il rumore dei pensieri degli autori: il pubblico di un telefilm come questo lo sa come si comportano gli angeli postmoderni. Lo sa cosa fanno i maghi con addosso il trench. Lo sa come si tratta coi demoni.
I personaggi di una storia di questo tipo – che più classica non si potrebbe – ormai possono persino auto-citarsi, prendersi per il culo da soli per come si vestono, ironizzare sui sigilli magici copiati da internet.
Che il risultato finale sia buono o meno, questa presa di consapevolezza merita da sola una standing ovation.
Aggiungete un po' di ironia da UF all’americana piazzata (quasi) sempre al momento giusto e un attore protagonista insolitamente espressivo, e capirete perché, contro le mie stesse aspettative, il pilot di Constantine mi ha fatto alzare il pollice.
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