lunedì 26 ottobre 2015

Gli dèi viventi, puntata 3: Divinità in skateboard

A farmi incontrare per la prima volta l’idea che si potessero “creare nuovi dèi” non sono state le pagine ingiallite di qualche oscuro testo di stregoneria pagana, né discorsi sussurrati in un sotterraneo con qualche adepto di una misconosciuta religione misterica: è stata la lettura di Giù nel Cyberspazio di William Gibson quando avevo 18 anni.
Gibson identificava le Intelligenze Artificiali del suo romanzo con i Loa, le divinità della religione vudu: o meglio, erano le IA stesse a vedersi come dèi, capaci di penetrare ovunque, manipolare il mondo e invadere i corpi degli esseri umani. Una IA fa anche notare a uno dei personaggi umani che nell’antichità si credeva che si potesse invocare uno spirito o un demone conoscendo il suo vero nome. E quello che un tempo era solo mitologia, l’informatica lo aveva reso realtà. 
Comprendetemi, ero giovane: per il me stesso di allora fu una piccola folgorazione.
Sono piuttosto sicuro che gli uomini l’abitudine di plasmare nuovi dèi ce l’abbiano da sempre. Ogni volta che nell’orizzonte percettivo umano entra qualcosa di nuovo, che prima non si conosceva o che non era stato ancora inventato, le si associa qualcosa di divino che a sua volta prima non c’era. E questo vale per gli dèi delle autostrade oggi come – con ogni probabilità – per gli dèi dell’agricoltura di dodicimila anni fa, quando i nostri antenati hanno smesso di cacciare per darsi alla zappa. In un certo senso, la Divinità nella maniera in cui gli esseri umani la percepiscono è una pasta fluida, argillosa, in cui si possono modellare nuove forme e nuovi volti, così che ogni epoca e ogni cultura possa “guardarla in faccia” e aprire un dialogo con essa. 
Nei tempi antichi l’introduzione di nuovi dèi (che è una cosa distinta dall’adozione di divinità provenienti da altre culture: in quel caso non si tratta di modellare nuovi dèi, ma solo di prenderne a prestito qualcuno da “nuovi amici”) poteva avvenire in più modi. Ragionandoci, io ne ho contati quattro:


Dite ciao a Serapide, il dio che 
ha un moggio di grano per cappello
e Cerbero per animaletto di casa
Il sincretismo, ovvero mescolare due o più divinità per farne uscire una nuova, diversa dalle precedenti*. Il caso più famoso in area mediterranea è senz’altro Serapide, dio “messo insieme” in Egitto tra il IV e il III secolo a.C. con pezzi di dèi diversi, sia egizi che greci (Zeus, Osiride, Api, Ade, Dioniso, Asclepio, e col tempo se ne aggiungevano sempre di nuovi), con una precisa finalità politica: il tentativo di dare alla rumorosa, multietnica popolazione dell’Egitto prima tolemaico e poi romano una divinità che mettesse un po’ tutti d’accordo.

L’elevazione al rango divino di defunti importanti, che già ben prima del culto degli eroi greci, della deificazione dei faraoni egizi e degli imperatori romani o dell’ascesa al Cielo dei santi taoisti viveva i suoi anni (millenni?) ruggenti nel culto preistorico degli antenati. In quest’ambito il caso di maggior successo al mondo sono probabilmente i già citati Loa, che il vudu stesso riconosce come spiriti di esseri umani vissuti in epoche antichissime e via via “cresciuti” fino a proporzioni cosmiche e divine (e se considerate quanto è diffuso il loro culto oggi nel mondo, quanto sono amati dai maghi moderni e quanto si parla di loro in film, telefilm, fumetti e letteratura capirete perché la loro è stata una carriera senza paragoni).


Autentica statua in marmo
di Glicone del II secolo
(notate la capigliatura)
L’invenzione di divinità fasulle al preciso scopo di imbrogliare qualcuno, soprattutto nei casi in cui all’imbroglione andava così “bene” che la cosa gli sfuggiva di mano. Un esempio emblematico e divertentissimo è quello del dio Glicone, raccontato da Luciano di Samosata (che era una specie di  inviato del CICAP nel II secolo d.C.) nel suo libretto Alessandro il falso profeta. L’Alessandro del titolo era un truffatore di una certa abilità che, per diventare ricco e famoso, aveva raccontato in giro di aver scoperto nei sotterranei di un tempio in rovina un uovo divino, da cui sarebbe dovuta nascere un’incarnazione del dio Asclepio. Da lì aveva poi montato un fantasmagorioco teatrino in cui il dio neonato, che si chiamava Glicone e aveva l’aspetto di un serpente a testa umana con lunghi capelli biondi (con ogni probabilità un fantoccio “animato” da Alessandro stesso) parlava a folle di fedeli entusiasti, pronunciava oracoli e distribuiva persino cure miracolose. Alla fine l’imbroglio venne scoperto, ma, che ci crediate o meno, il culto di Glicone andò avanti per secoli in Asia Minore, con tanto di statue sacre e monete con la sua effige.

La creazione consapevole di un dio nuovo che presieda a qualcosa – una scoperta, un’invenzione, un nuovo concetto – che prima non c’era (chiaramente solo quando non si riusciva ad affibbiare il patronato sulla novità a qualche dio già esistente). È forse il caso più raro nell’antichità, così come è il più comune oggi: agli antichi capitava meno spesso di scoprire nuovi concetti universali o di inventare cose che diventavano subito fondamentrali per la vita di tutti, mentre a noi accade in continuazione. Ma i casi antichi non mancano: quello che io amo di più è il dio Mithra, che, secondo la (sensatissima) teoria esposta da David Ulansey nel saggio I misteri di Mithra, non era l’evoluzione dell’omonima divinità indo-iranica, ma un dio cosmico del tutto nuovo che del Mithra precedente riprendeva solo il nome. A “inventarlo” sarebbe stato Ipparco di Nicea, astronomo greco del II secolo a.C., per metterlo al timone di un fenomeno importantissimo da lui scoperto per la prima volta nella storia: la precessione degli equinozi (e questo è un argomento a dir poco affascinante, che meriterebbe molto più spazio di queste poche righe...)

Il “problema” del trovare divinità adatte ai tempi e del plasmarne di nuove alla bisogna è molto sentito anche dai pagani di oggi (giusto perché non si pensi sempre a loro come a “quelli che vanno a ripescare divinità semi-dimenticate e culti morti da duemila anni”), e le soluzioni tendono a essere le stesse usate dai nostri antenati (con un’aggiunta importante, su cui torno tra poco). 
La Triplice Dea e il Dio Cornuto riveriti dagli wiccani moderni sono un perfetto esempio di sincretismo religioso, che mette insieme concetti e somiglianze da tante religioni diverse per dare vita a due nuove figure divine di portata universale, nate in questa forma solo nel Novecento**. 

L'Imperatore Norton, uno
dei miei idoli personali
I Discordiani venerano come loro santo protettore l'Imperatore Norton, personaggio storico realmente esistito che nel 1859 si autoproclamò imperatore degli Stati Uniti d’America e venne trattato come tale per vent’anni, fino alla sua morte, dall’intera cittadinanza di San Francisco (se non lo conoscete, datemi retta e documentatevi su di lui: la sua è una storia straordinaria!) E la stessa Eris/Discordia da cui nasce il Discordianismo porta il nome di un’antica divinità greca ma, proprio come il Mithra di Ulansey, è una dea neonata, concepita da due persone ben precise (Greg Hill e Kerry Wendell Thornley) per incarnare un concetto tipicamente postmoderno: il caos creativo e rigenerativo. 
Glicone è venerato tuttora da alcuni chaos magicians (il celebre fumettista e mago Alan Moore ne ha fatto persino il suo nume personale, per la precisa e dichiarata ragione che si tratta di un dio inventato), e in più oggi abbiamo un bacino pressoché infinito di letteratura fantastica a cui attingere se decidiamo di mettere sul nostro altare qualche divinità immaginata da uno scrittore. Avete una vaga idea di quanto culto ricevano oggi in tutto il mondo i Grandi Antichi di H. P. Lovecraft? Fatevi un giro su internet e ne avrete un assaggio.
In più negli ambienti magici moderni (si fa per dire, è in giro almeno dall’Ottocento) circola il concetto di eggregore, termine che definisce un’entità disincarnata che può prendere forma nel piano astrale se uno o più maghi decidono di darle vita intenzionalmente tramite un rituale, oppure in maniera spontanea se un gran numero di persone crede nella sua esistenza, anche solo concettuale (perdonatemi, la sto facendo molto facile: in realtà è un argomento parecchio vasto, che vi lascio esplorare da soli se vi interessa). Secondo gli occultisti, una volta “nato” un eggregore è una vera e propria persona a sé stante, non fisica ma comunque reale, che può ricevere attenzioni ed energia dagli esseri umani e venir invocato per intervenire – entro certi limiti – nella realtà concreta. Insomma, non è molto diverso da un dio nel senso più classico del termine. Un dio fatto su misura. 

Avrete ben capito che di giovani dèi nati in epoche recenti se ne potrebbero elencare un bel po’. Per il vostro divertimento ne presento solo una manciata: 

Squat, la Dea dei Parcheggi, patrona di chi alza presto al mattino. È raffigurata come una donna dalla mole imponente, quasi una sorellona moderna della Dea Madre preistorica, e a lei si può rivolgere chiunque cerchi un posto dove stare, da un posto auto a un posto per dormire. ll suo “sacrificio” prediletto sono le barzellette sporche sulle suore: raccontatene una ad alta voce mentre cercate parcheggio in pieno centro, dedicandola alla dea, e aspettate che venga in vostro soccorso

Screw, il Dio del Lattice, a cui ricorre chi non vuole tornare a casa da solo il sabato sera. Il suo culto si celebra divertendosi sotto le lenzuola e al suo aiuto si contraccambia distribuendo a sconosciuti oggetti di lattice (dai guanti ai preservativi), oppure annodandoli in piena vista in luoghi pubblici. Le sole cose che lo offendono sono la castità, la monogamia, e il sesso non protetto 

Goflowolfog
Skram, la Dea dei Sussurri, che si manifesta come la sensazione di “non dover essere qui”. È la patrona metropolitana di chi cammina svelto con occhi e orecchie ben aperti, e può avvertire chiunque – in particolare le donne – di non andare in un dato posto, non entrare in una certa strada, non fermarsi sotto gli occhi di determinate persone 

Goflowolfog, il Dio del Traffico, che viene invocato per sciogliere gli ingorghi, sveltire le code e far ripartire tram e metropolitane quando si fermano per ragioni sempre misteriose (la proliferazione di divinità legate al traffico la dice lunga sul nostro mondo...) Ha l’aspetto di un gatto con un paio di occhiali da sole che viaggia in skateboard. Lo si invoca visualizzandolo mentre sfreccia nel traffico e pronunciando il suo mantra – che ovviamente è “Miaoooo!” – e lo si ripaga del suo aiuto con atti di gentilezza gratuita verso gli automobilisti e/o i gatti


Unica immagine nota di GOTOS,
che per alcuni, pù che a Max
Schreck, somiglia a Pinhead il
Cenobita di Hellraiser
GOTOS, oscura divinità poco nota al di fuori dei circoli occulti, nata negli anni Trenta come eggregore graze ai rituali di un gruppo esoterico tedesco chiamato Fraternitas Saturni. Non è che si sappia granché su GOTOS, se non che in faccia assomiglia parecchio all’attore Max Schreck quando interpretava il vampiro nel Nosferatu di Murnau (e forse non è un caso, visto che uno dei leader della Fraternitas, Albin Grau, era stato scenografo di Murnau) e che avrebbe la capacità di trasmettere enormi quantità di energia ai suoi adepti, i quali diverrebbero così in grado di lanciare incantesimi potentissimi***

Se vi è venuto da ridere leggendo queste descrizioni, considerate il fatto che ci sono persone – uomini e donne del 2015, non meno intelligenti o colte di voi, che sanno pilotare un jet o sintetizzare una proteina in laboratorio – per le quali queste divinità sono figure del tutto reali, degne di rispetto, capaci di agire nel nostro mondo, e che ricevono sacrifici e preghiere non meno di qualunque altro dio del passato o del presente. 
Domandarsi perché gli esseri umani di qualsiasi epoca, indipendentemente dal loro livello di comprensione della realtà fisica, credano nel divino, lo cerchino assiduamente e addirittura lo plasmino in forme nuove è lecito e pure spontaneo. Ma trovare una buona risposta non lo è altrettanto. 
C’è chi risponderà che è perché gli dèi ci sono e si fanno sentire. Chi risponderà che gli uomini hanno sempre bisogno di rassicurazioni, perchè è così che è fatta la loro psicologia. Chi risponderà che la ricerca e il bisogno di comprendere e di trovare spiegazioni (buone o cattive) alle cose fanno semplicemente parte della natura umana. E chi risponderà che le persone sono sempre pronte a farsi abbindolare anche dalle cazzate più improbabili. 
Al solito, scegliamo tutti la nostra risposta, quella che ci convince di più. E ce la teniamo stretta, perché non abbiamo molto altro al mondo. 



* Operazione che non va confusa con la semplice identificazione di una divinità della mia cultura con quella di una cultura diversa che ho appena scoperto. Nel mondo greco-romano questa era una pratica comunissima, basata sull’idea che gli dèi, in quanto forze universali, fossero sempre gli stessi ovunque, anche se con nomi diversi. Ad esempio, più o meno tutti sanno che i greci identificavano gli dèi egizi con i propri, ritenendo che Zeus fosse Amon, Thot fosse Ermes, Bastet fosse Artemide e così via (c’era anche un mito apposito per spiegare come mai in Egitto gli dèi avessero forme animali)

** Non me ne vogliano gli eventuali wiccani che mi stanno leggendo: lungi da me scoperchiare il Vaso di Pandora della polemica sull’antichità della Wicca, ma io sto con Ronald Hutton

*** Se vi interessa l’argomento, il testo di riferimento è Fire and Ice di Stephen Flowers, ma non è facile da reperire (l’edizione che ho io, e l’unica di cui sono a conoscenza, è di 25 anni fa)

3 commenti:

  1. Bellissimo post, as usual :) unico appunto: l'Imperatore Norton dimorava a San Francisco, non a Chicago :D

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    1. Hai ragione, che svista idiota!! :-D
      Correggo subito

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  2. Prima di tutto, com'è ovvio, AVE ERIS AVE DISCORDIA. In secondo luogo, a proposito delle egregore, uno spunto interessante - che sottolinea Grant Morrison - è come questo concetto, essenzialmente, sia applicabile anche ai marchi delle grandi corporation (i quali non hanno solo una "personalità" e una capacità di agire sul mondo, un loro modo di plasmare l'immaginario, etc... ma anche una vera e propria personalità giuridica). Pensiamo a Apple, Microsoft, Facebook, Amazon, Google, tanto per stare in ambito tech. Pare che ogni epoca abbia gli dèi che si merita. In questo contesto immaginale, il Capitale non è un dio, ma un analogo del Fato, un dispositivo impersonale che sta sopra e oltre gli dèi, inspiegato e inemendabile. Secondo me, questo semplice spunto basta a mostrare come la nostra sia un'epoca molto più pagana di quanto si creda: ovvero, come sosteneva Terence McKenna, che l'anima segreta di questo secolo non sia lo slancio verso il Progresso (che è un rottame ottocentesco, ormai), ma una fondamentale nostalgia del neolitico.

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