Sono profondamente convinto che tutti i maghi dovrebbero combattere.
A dire la verità sono convinto che tutti nella nostra società dovrebbero combattere, indipendentemente dal sesso o dall’età, ma in questa sede limitiamo pure il discorso ai bazzicatori di pratiche occulte.
Per combattere – è meglio specificarlo – intendo praticare una qualche forma di violenza fisica codificata. Uno sport di combattimento, se preferite (ma non solo).

Siamo tutti d’accordo che un mondo in cui non ci si ammazza né ci si aggredisce a vicenda ogni volta che ci gira è un mondo fattivamente migliore: se non devo preoccuparmi ogni sera che tu mi accoltelli nel sonno, dormo meglio. D’altronde la civiltà l’abbiamo inventata anche per questo (con tutto che non sempre funziona), e in ogni caso i campi in cui possiamo competere gli uni con gli altri in maniera ferocissima ma non fisicamente violenta non mancano di certo (forse nessuno lo sa meglio di chi lavora in un ufficio…)
Il punto è che in natura la violenza fisica fa parte della vita biologica a tutti i livelli, dai microrganismi agli animali superiori.
Si può decidere di non pensarci, ma è così lo stesso. I batteri si sbranano a vicenda (e sbranano noi, se glielo lasciamo fare); gli animali si aggrediscono, si feriscono e si uccidono per mangiare, per lo spazio vitale, per conquistarsi il diritto al sesso, per difendere i propri piccoli; gli esseri umani, in più, si possono saltare alla gola per le idee, che è una novità tutta nostra. Persino le piante sono fisicamente violente e si assalgono le une con le altre in modi che neanche ci immaginiamo (come dice sempre un mio saggio amico, “Se non si muove non vuol dire che non stia attaccando”), dall’avvelenare il terreno che le circonda per far fuori le rivali all’intramontabile pratica del cannibalismo.

Non sono idee nuove, anzi hanno più o meno l’età della civiltà umana: tanto per fare un esempio, per gestire l’impulso alla violenza e disinnescarne le conseguenze abbiamo inventato lo sport, che non è esattamente una pensata dell’anno scorso.
Finita questa tirata – che magari sembra inutile ma fidatevi che non lo è – torno all’argomento di partenza: perché secondo me tutti i maghi nel mondo di oggi dovrebbero combattere? Sostanzialmente per tre ragioni:
1. Perché, come ho insistito a dire finora, non possiamo farne a meno. Non possiamo come organismi biologici, non possiamo come specie, non possiamo come società. Siamo programmati per la violenza fisica, è nei nostri geni. E se pensi non dico di poter rimuovere, ma anche solo di poter trascurare una componente fondamentale della tua natura sia di individuo che di essere umano, ti candidi a diventare il peggior mago della storia.
2. Perché ti fa bene a livello fisico (dato meno banale di quel che sembra) e soprattutto ti fa bene a livello disciplinare. Nessuna forma di violenza fisica è totalmente caotica, nemmeno la più ignorante scazzottata da bar che possiate aver visto in vita vostra. Semplicemente perché la violenza “a caso” non è efficace. Anzi, più un’interazione fisica è organizzata e disciplinata, più aumenta la sua efficacia pratica: millenni di arti marziali stanno lì a dimostrarlo. Una forma di combattimento altamente strutturata è tra le discipline psico-fisiche migliori che un essere umano possa sperare di trovarsi fra le mani. E gli Dèi sanno se i maghi di oggi non hanno un bisogno disperato di disciplina (su questo si potrebbe aprire un discorso molto più lungo, che terrò per un’altra occasione).

E anche nel caso non te ne accorgessi tu, se ne accorgeranno infallibilmente tutti quelli che ti guardano combattere (e se sono gentili te lo faranno notare). Che ti piaccia o meno, i tuoi compagni di combattimento saranno tra le poche persone che ti vedranno veramente per quello che sei, senza possibilità di scampo.
Non mi credete?
Fate la prova. Non ci vuole tanto.
Personalmente, pratico lo sport più nerd che si possa immaginare: la scherma con la spada laser. E da quando ho cominciato (non moltissimo), tutto quel che ho scritto qui sopra mi appare talmente chiaro che mi fa ridere pensare dei non averlo mai capito prima.
Insomma, cari amici stregoni, sciamani, occultisti (e non): se volete conoscere un po’ di più voi stessi, imparate a menare le mani.
Trust me.