venerdì 6 ottobre 2017

...Ma quindi devo abbassarmi i pantaloni?


Io la devo smettere una buona volta di leggere articoli on line sulla magia del caos, perché regolarmente mi fanno incazzare.

E a farmi incazzare in particolare è l’eterna, ubiquitaria insistenza sulla possibilità di lanciare incantesimi usando la masturbazione. Quasi non esiste (il quasi è d’obbligo) articolo divulgativo sull’argomento, in qualsivoglia lingua, che non parta con lo spiegarvi – con tono ammiccante degno di uno studente di prima superiore – che potete realizzare tutti i vostri reconditi desideri con magie “a portata di mano” (…) che non vi richiedono molto più che sbottonarvi i pantaloni per cinque minuti*.
Faccia da mago postmoderno (secondo loro...)
Mettendo da parte l’ironia, il concetto in sé non è per nulla sbagliato. Riassumendo all’estremo (non è scopo del mio blog insegnare la magia: ci sono già migliaia di libri per quello!) alla base della Chaos Magic c’è il principio dell’istante di gnosi, ossia l’idea che qualunque incantesimo funzioni nel momento in cui la coscienza quotidiana del mago “si spegne” almeno per un attimo, mettendo a tacere il normale chiacchiericcio dei pensieri e concentrandosi esclusivamente sull’intento dell’incantesimo (o, in parole povere, sul desiderio che volete realizzare).
In particolare la funzione dell’istante di gnosi è far tacere il cosiddetto “censore interno”, ossia la vocina nella nostra testa che ci dice che la nostra magia non può funzionare o che sarebbe meglio che non funzionasse (esempio un po’ cretino ma che troverete su gran parte dei libri: se uno tenta un incantesimo per fare soldi, il suo “censore interno” gli pigolerà all’orecchio che la ricchezza rende le persone peggiori, che quei soldi che la magia gli può portare apparterrebbero di diritto a qualcun altro, che il denaro non fa la felicità o semplicemente che la magia non esiste). L’idea alla base della magia postmoderna è che, se per un certo lasso di tempo – anche un secondo soltanto – il mago riesce a concentrarsi solo sul suo intento o sui simboli che lo rappresentano, il “censore interno” per una volta non può a portare a termine la sua opera di auto-sabotaggio e l’intento dell’incantesimo può agevolmente scivolare nell’inconscio, dove avvengono tutte le magie.

Fine del riassuntino.
Cosa c’entra con tutto questo l’autoerotismo?
C’entra perché anche quello è un modo – si suppone abbastanza rapido e di non complicata realizzazione – per spegnere per qualche secondo il cervello. E proprio per questo viene consigliato spesso dall’ABC della Chaos Magic.
Molto spesso.
Troppo spesso.

Prescindendo dal rapporto tra sesso e magia – argomento vasto quanto due o tre oceani che io non ho né la competenza né la voglia per trattare qui** – l’utilizzo magico della masturbazione è ben presente nella storia della magia e, anche limitandoci solo all’ultimo secolo, passa attraverso i lavori di personaggi non esattamente secondari come Aleister Crowley e Austin Osman Spare
Grant Morrison nella sua foto più famosa
Ma, se vogliamo guardare in faccia la realtà, a sdoganarlo presso il “grande pubblico” (si fa per dire) della magia contemporanea non sono stati affatto i grandi nomi dell’esoterismo novecentesco: è stato Grant Morrison, il celebre mago-fumettista dalla testa a uovo. In un periodo in cui la sua prima serie di successo, The Invisibles, stava attraversando una flessione nelle vendite (siamo nel 1996), Morrison pubblicò su un numero del fumetto un sigillo da lui formulato invitando i lettori a realizzare un incantesimo collettivo per risollevare le sorti economiche della serie, che consisteva appunto nel concentrarsi sul sigillo usando l’autoerotismo come semplice e veloce mezzo di gnosi. Idea che non faceva una piega sul piano teorico (e che pare aver pure funzionato), ma che ha avuto l’effetto collaterale – alimentato tutt’oggi dai tanti articoletti di cui sopra – di legare a filo doppio Chaos Magic e masturbazione nell’immaginario di troppi maghi postmoderni.

Ora, sarà che personalmente ho poca simpatia per questo metodo e la mitologia che lo circonda, sarà che in generale non mi piace l’idea stessa del sesso rituale (che sia fatto in solitaria o no), ogni volta che l’equazione gnosi-masturbazione rispunta fuori (dai jeans, verrebbe da dire…) a me viene voglia di ricordare a voce molto alta quanti altri metodi di gnosi esistono là fuori, non meno gradevoli e spesso ben più affascinati dell’infilarsi una mano nelle mutande.
E per dimostrarlo ve ne elenco qui sotto non meno di dieci, tratti sia dalla mia esperienza personale che dai migliori testi sull’argomento. E sono solo i primi dieci che mi vengono in mente (tutti i libri citati qui sotto li trovate anche nella bibliografia del blog).

- Le sostanze psicoattive
DMT power...
Sorpresa sorpresa: le sostanze chimiche che alterano la coscienza (in particolare gli enteogeni come la psilocibina o il DMT, ma pure la banale cannabis) mettono a dormire il “censore interno” che è una meraviglia, e infatti vengono impiegate da maghi, streghe, sciamani e mistici di ogni genere dall’alba della storia umana. In Italia il loro uso è illegale (come in gran parte dei paesi occidentali, anche da noi la sola droga alterante permessa dalla legge è l’alcol), ma in altri luoghi non lo è. Il più vicino e facilmente raggiungibile – so di non dovervelo dire io – è Amsterdam. Se volete una valanga di ottime idee su come usare magicamente un trip, il miglior testo oggi in commercio è Getting Higher di Julian Vayne.

- La giusta atmosfera
Se l’idea delle semplici, care droghe amate dall’Occidente – alcol e nicotina – vi mette più tranquilli, sedetevi in una poltrona comoda, a luci basse, circondatevi di oggetti o simboli che vi ispirano, mettete su musica appropriata e versatevi un bicchiere di quel che vi piace di più. Non c’è bisogno di eccedere, anzi è controindicato: quel che conta è creare un’atmosfera di rilassamento sognante, ipnotico. Questa è una gnosi nella quale si scivola lentamente, che spesso dura ben più di un istante e che ha importanti precedenti storici: la più famosa strega “non allineata” (cioè non facente parte di nessuna specifica corrente o religione) della storia moderna, Rosaleen Norton, usava proprio questo metodo per indursi potenti visioni (potete leggere l’affascinante storia della sua vita nella biografia Pan’s Daughter di Nevill Drury). Personalmente, conosco almeno un praticante che lancia incantesimi solo con il relax, due bicchieri di rosso e un sigaro. E funzionano.

- Il respiro
Non c’è bisogno di essere adepti del Pranayama per sapere che cambiare il modo in cui respiriamo può indurre alterazioni drastiche della coscienza, e qualunque atleta o attore professionista ve lo potrà confermare. Già due anni fa avevo scritto un post sull’argomento, che trovate qui. Se c’è un metodo davvero istantaneo e alla portata di chiunque (tranne che degli asmatici, temo) è questo. Provate anche solo con qualche secondo di banale iperventilazione, e vedrete…

- Lo sforzo fisico
Probabilmente avete già sentito parlare del runner’s high, la “botta di euforia” che viene a chi pratica un’attività intensa e prolungata come appunto correre o nuotare. Che lo sforzo fisico provochi il rilascio di endorfine è noto a tutti: è meno noto invece che nel processo euforizzante della ginnastica sono coinvolte moltissime funzioni del cervello, persino i recettori dei cannabinoidi (quelli che ci mandano in botta se fumiamo erba, per intenderci). È anche per questo che l’attività fisica può dare dipendenza, come ben sa chiunque abbia un atleta in casa. Quindi si possono lanciare incantesimi correndo, sollevando pesi o suonando il tamburo come ossessi? Assolutamente sì. Il mio sistema preferito è quello suggerito da Jan Fries nel suo fondamentale Visual Magick: scrivetevi l’incantesimo sulla pelle con qualcosa di lavabile (polvere colorata, farina, fango...) e poi ballate, ballate e ballate ancora, finché il sudore non avrà cancellato ogni segno.

- La meditazione
Il metodo che spegne la mente per eccellenza. Ma se non sapete farla e/o non avete voglia di imparare, c’è una variante più semplice: sdraiatevi al buio, rilassatevi e mettetevi nelle orecchie un mp3 con musica o rumore bianco che riproduca il ritmo delle onde theta (on line se ne trovano moltissimi liberamente scaricabili). È la famosa frequenza in cui l’attività del nostro cervello scivola naturalmente quando siamo in dormiveglia, ed è alla base di tutto il moderno core shamanism: i popoli tribali la producevano e la producono tutt’ora suonando il tamburo a cento battiti al minuto. Alla maggior parte delle persone servono 10-20 minuti per scivolare in trance con questo sistema, ma se riuscite a restare svegli (è molto meglio se lo fate quando non avete stanchezza accumulata…) lo stato ipnotico è assicurato.

- I mantra
Recitare un mantra non è niente di più e niente di meno che l’equivalente verbale del sistema illustrato qui sopra: serve a creare un ritmo interno alla mente, che quieta i pensieri e pian piano “allinea il cervello” su una determinata frequenza. Benché il nostro mondo li associ soprattutto alle spiritualità orientali (budduismo e induismo), i mantra sono sempre esistiti in tutte le culture e in tutte le religioni: se ci riflettete un attimo, recitare il rosario è sostanzialmente la stessa cosa. Dunque potete sedervi, scegliere una preghiera o un mantra che vi ispira e ripeterlo finché la gnosi non arriva: anche questo è un metodo lento, ma vi garantisco che funziona.

- La paura
Un istante di puro terrore è uno dei momenti di massima focalizzazione che la mente umana possa raggiungere, e lo sappiamo benissimo tutti. Quindi è oro per la magia postmoderna. Ma, mi obietterete, non possiamo sapere quando saremo spaventati, perché un istante di vera paura per definizione deve arrivare di sorpresa: dunque come si fa a usarlo per un incantesimo? La mia risposta è: lanciatevi con il paracadute. O fate bungee-jumping. O una qualsiasi altra attività che si possa svolgere in (relativa) sicurezza ma che vi costringa ad affrontare una vostra paura primordiale. E lanciate il vostro incantesimo mentre lanciate voi stessi nel vuoto.

- Il dolore
In The Paradigmal Pirate il chaos magician Joshua Wetzel dice di aver imparato da un amico gesuita una tecnica di auto-tortura che consisterebbe nell’individuare sul nostro polso il punto in cui passa il nervo mediano (filamento nervoso delicatissimo che dà mobilità al pollice) e pungerlo con uno spillo, provocandoci un dolore immediato e lancinante. Lo scopo sarebbe quello di imitare la sensazione di una crocifissione, durante la quale tale nervo viene reciso dal passaggio del chiodo. Se l’idea vi fa orrore vuol dire che siete sani di mente: lo fa anche a me, e sconsiglio a chiunque di provarci (oltretutto mi fido ben poco di Joshua Wetzel quando cita fonti esterne non meglio precisate). Resta il fatto che il dolore è un terribile ma efficace metodo di concentrazione della mente, e infatti viene usato da sempre da mistici e penitenti di tutto il mondo mediante flagellazioni, ustioni, torsioni, scarificazioni e chi più ne ha ne metta. Ma se l’idea di lanciare un incantesimo con il vostro dolore vi attira (e in realtà non c’è nulla di strano in questo, credetemi) il mio consiglio è: fatevi un tatuaggio. Concepite una forma per il vostro incantesimo – un disegno, un sigillo, una scritta – e andate a farvelo tatuare addosso. E durante tutto il processo concentratevi su quel che vi sta accadendo. Il risultato potrebbe meravigliarvi.*** 

- Il Trataka
Un metodo più esotico ma (almeno per me) assai affascinante: si tratta di una tecnica di yoga che consiste sostanzialmente nel fissare un punto preciso senza battere le palpebre, finché lo sforzo non diventa intollerabile (trovate qui una buona spiegazione di come fare, ma on line ce ne sono molte altre). È un sistema interessante perché non richiede nessun particolare accorgimento esterno e non è neppure dispendioso in termini di tempo. Una strega amica mia lo usa sempre per lanciare i suoi sigilli, con notevole successo. 

- I sogni lucidi 
Sì, intendo proprio il fenomeno che consiste nello “svegliarsi” nel bel mezzo di un sogno, rendersi conto che si sta sognando e interagire coscientemente con il sogno stesso. Capita in forma spontanea a tutti, ogni tanto: alcune (fortunate) persone lo sanno fare naturalmente in maniera volontaria, ma chiunque lo può imparare con le giuste tecniche e (in genere) molta pazienza. La sua utilità magica risiede nel fatto che quando sognamo il “censore interno” è spento e la nostra mente raggiunge uno dei suoi momenti di massima libertà. Impararlo se non ci si è naturalmente portati non è semplicissimo, ma ne vale la pena anche solo per le esperienze straordinarie a cui dà accesso, a prescindere dalla magia (e parlo per esperienza diretta). Lo studioso che più si è occupato dell’argomento è Stephen LaBerge e il suo libro più utile per imparare è probabilmente Exploring the World of Lucid Dreaming.

E, come dicevo sopra, questi sono solo alcuni dei moltissimi esempi possibili: si può raggiungere la gnosi caosiana anche con il canto, con un massaggio, con la deprivazione sensoriale, con la riduzione del sonno etc. Se vi interessa approfondire l’argomento, due buoni testi da cui partire sono Stoned Free di Patrick Wells e Douglas Rushkoff e Visceral Magick di Peter Paddon.
Poi è ovvio che possiamo continuare a metterci le mani nei pantaloni, con o senza magia. Ma, almeno, facciamolo senza l’ansia di chi pensa di non avere alternative! :-D



* generalmente l’incantesimo suggerito è il solito sigillo, ovvero, per citare Alan Chapman, “la prima cosa che un mago moderno vi farà vedere se gli chiedete di insegnarvi un incantesimo” (proprio per questo io illustro sempre qualcosa di diverso, per puro spirito di contraddizione)

** se il tema vi interessa, di recente è uscito per la prima volta in italiano il classico di Donald Michael Kraig sull’argomento: non credo esista oggi miglior libro di questo da cui partire

*** se decidete di fare cosa del genere, scegliete con molta cura la vostra magia, perché vi resterà letteralmente nella pelle per tutta la vita, o perlomeno per un tempo molto lungo…

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