Chi segue abitualmente i miei deliri probabilmente sa che, quando si parla di magia, non ho mai avuto particolare simpatia per il concetto di iniziazione.
È una posizione che – ho finito per costatarlo – tende a far incazzare parecchi maghi che conosco e mi ha già fatto finire in più di un’animata discussione (per fortuna non ha ancora distrutto nessuna mia amicizia, ma temo sia solo questione di tempo…) Per mettere una buona volta un punto sulla questione, voglio provare a riassumere in maniera compiuta tutti i miei ragionamenti a riguardo: poi starà al vostro libero pensiero giudicare, se l’argomento vi interessa.
(Ci tengo a specificare che il mio discorso riguarda esclusivamente il nostro presente e la società “occidentale”, e non si applica in alcun modo a culture e popoli tradizionali né tantomeno alle epoche passate, per le quali servono categorie completamente diverse.)
Dopo averci riflettuto un bel po’, mi sono venuti in mente solo tre generi possibili di iniziazione:
- quella che chiamerò “sociale” (trasmissione di autorità)
- quella che chiamerò “cratica” (trasmissione di potere)
- quella che chiamerò “gnostica” (trasmissione di conoscenza)
In un gruppo o comunità magici una singola iniziazione può appartenere a tutti e tre i generi allo stesso tempo, come a solo due o solo uno.
L’iniziazione “sociale” è quella che trasmette all’iniziato un determinato rango all’interno del gruppo – maestro, sacerdote e via dicendo, i titoli possibili sono infiniti – e gli conferisce un certo grado di autorità sugli altri membri.
L’iniziazione “cratica” è quella che trasmette all’iniziato un determinato potere magico che prima non aveva. Nella concezione dei gruppi o delle tradizioni in cui è presente questa forma di iniziazione, ci sono azioni di magia (incantesimi, rituali etc.) che semplicemente non si possono attuare con successo se non si possiede un determinato potere immateriale, che può essere trasmesso da persona a persona.
L’iniziazione “gnostica” è quella che trasmette all’iniziato conoscenze segrete – in genere formule, nomi occulti o modalità di esecuzione di determinati incantesimi – che il gruppo custodisce e che non sono note a nessuno al di fuori della cerchia degli iniziati (almeno in teoria).
Ora: l’iniziazione “sociale” ha valore solo all’interno del gruppo che la pratica e, se è presente da sola, non cambia assolutamente nulla in termini di “quanta magia sa fare una persona”. È letteralmente solo un titolo: può fare tutta la differenza del mondo a livello interpersonale (perlomeno dentro il gruppo), è ovvio, ma niente più che questo. È un mantello sacerdotale che ti dà diritto di dire agli altri che cosa devono fare, entro certi limiti. Stop.
L’iniziazione “cratica” ha perfettamente senso se si parte dal presupposto che il “potere magico” (usiamo questa brutta espressione per mancanza di buone alternative) sia una cosa presente in alcune persone e assente in altre, o presente in misura diversa negli esseri umani, e trasmissibile da chi ne ha di più a chi ne ha di meno. In altre parole, dare valore a questa iniziazione significa accettare l’assunto fondamentale che Tizio sa far funzionare i suoi incantesimi e Caio no perché in Tizio risiede una qualche qualità immateriale che Caio non ha.
Da mago postmoderno, l’esperienza diretta e indiretta mi ha insegnato che non è così: la magia (se esiste) è alla portata di chiunque, come qualunque forma di attività umana. Ovvio che, come in ogni cosa, esisteranno persone più o meno portate, con più o meno talento per questa o quella forma di magia. In questo la magia non è diversa dall’arte, dallo sport o dalla cucina: nessuno è incapace per natura, ma c’è chi scoprirà di saper fare meraviglie con poca fatica e chi lotterà per tutta la vita per ottenere risultati modesti. Può sembrare ingiusto, ma la natura umana funziona così e lo sappiamo tutti.
Nel 2019 fareste fatica a prenderli sul serio?... |
Infine, l’iniziazione “gnostica” poggia sull’idea che determinate conoscenze facciano la differenza in quel che un mago può fare o non può fare, e questo è l’unico dei tre concetti che mi sento di rispettare. Come in tutte le cose, again, avere la giusta preparazione, padroneggiare la tecnica corretta o anche solo “conoscere il trucchetto utile” può davvero cambiare tutto in termini di risultato pratico.
Il problema con questo terzo genere di iniziazione, semmai, è che nel 2019 l’idea di “antico segreto gelosamente custodito da una ristretta cerchia di iniziati” fa sorridere nella migliore delle ipotesi. Quanto di quello che – ipoteticamente – si è trasmesso nei secoli può essere sfuggito alla diffusione/dispersione universale della conoscenza che il nostro mondo sta vivendo? A mio avviso, gli unici segreti che oggi hanno una qualche probabilità di essere ancora tali sono quelli creati di recente, e anche lì è solo questione di tempo prima che qualcuno li scarichi dove in teoria non dovrebbe. Quando il mio interlocutore mi parla di “antichi segreti” che solo il suo gruppo conosce io posso solo sforzarmi di non sorridere, e non sempre ci riesco…
Insomma, a chi mi accusa di voler “democratizzare la magia” (sì, c’è veramente chi lo ha fatto) non posso che rispondere tutto quel che avete letto finora: che non appartengo a nessuna società esoterica organizzata e quindi nessuna iniziazione gerarchica mi riguarda, che ritengo la magia un talento che appartiene a ogni essere umano e trovo inverosimili le “trasmissioni di potere”, e che mi risulta difficile credere oggi all’esistenza di veri segreti in quest’ambito (al massimo di conoscenze più difficili di altre da reperire, ma reperibili con sufficiente impegno).
Un caso diverso è quello in cui il rito iniziatico è esso stesso parte di un incantesimo, ed è quindi necessario per rispettare il paradigma dell’incantesimo stesso (sto pensando ad esempio alla tradizionale “trasmissione della virtù” tra i segnatori e i guaritori di campagna). Ma questo è un caso a se stante, che non ho incluso intenzionalmente nel mio elenco e di cui semmai mi riservo di parlare in un’altra occasione.
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